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LA GLOSSOLALIA


di Roberto Bracco







Parte Ottava: L'esame della Glossolalia fatto da altri sinceri ricercatori






1. Ipotesi diversi sulla glossolalia

2. Conclusione





1. Ipotesi diversi sulla glossolalia

Non voglio a questo punto chiudere l’argomento negando lo spazio a quanti onestamente affrontano il problema della glossolalia per risolverlo cristianamente; a quanti cioè, pur dissentendo dal credo del Movimento pentecostale, si dimostrano disponibili al dialogo fraterno e all’analisi sincera.

È giusto riconoscere che, specialmente su quei punti ove sono state formulate delle ipotesi, possano essere contrapposte altre ipotesi, come è giusto accettare che a conclusioni esegetiche o storiche possano essere confrontate altre conclusioni.


Seguiamo quindi la sintesi dei termini del problema, delle ipotesi e delle osservazioni formulate da quanti lo hanno affrontato e lo affrontano:

È certo che Saulo riempito di Spirito Santo quando Anania impose le mani sopra lui, abbia in quel momento ricevuto ed esercitato il dono delle lingue? (Fatti 9:17).

Certamente riacquistò la vista perduta tre giorni prima, ma nulla è detto della glossolalia che probabilmente fu esperimentata in epoca posteriore e poi diligentemente conservata dall’Apostolo (1ª Cor.14:18).

È certo che i credenti di Samaria che realizzarono l’esperienza pentecostale in modo visibile, resero manifesto sensibilmente il miracolo mediante fenomeni carismatici e specificatamente mediante la glossolalia?

Simon Mago vedeva (Fatti 8:18), senza partecipare personalmente, il miracolo, ma nulla è detto dell’aspetto formale del miracolo stesso, che quindi poteva anche differenziarsi nel seno della comunità.

È certo che i credenti di Efeso, che dopo il battesimo cristiano e l’imposizione delle mani, amministrati da Paolo (Efesi 19:6) furono riempiti di Spirito, parlarono "tutti" in lingue?

Il testo biblico non sembra essere così assoluto e, mentre sottolinea l’evidenza carismatica dell’esperienza, sembra differenziarla fra i credenti: alcuni parlavano in lingue, altri profetizzavano.

È certo che l’esperienza storica del movimento pentecostale possa essere presa come termine di misura per la definizione del problema della glossolalia quale segno distintivo del battesimo nello Spirito?

La storia del cristianesimo ci offre la visione di una ricca, e forse ininterrotta serie di movimenti di risveglio, e ci propone la costante testimonianza di grandi eroi della fede che, anche quando hanno realizzato un'esuberante vita carismatica, non hanno però fatto della glossolalia il segno unico e indispensabile del battesimo nello Spirito Santo, pur non rifiutando la presenza di questo dono nel contesto del servizio cristiano.

Movimenti che hanno illuminato le tenebre del primo e del tardo medioevo e che hanno suggellato con la vita dei martiri il loro messaggio; uomini che hanno lasciato il loro nome e la loro testimonianza come termine di confronto e come punto di riferimento sul sentiero dei santi; moltitudini che hanno confessato «Cristo in loro speranza di gloria» e che hanno affermato di essere stati battezzati nello Spirito Santo.

Possiamo rifiutare le loro dichiarazioni, ignorare la loro testimonianza, sconfessare il loro servizio?

Possiamo dire che soltanto il movimento pentecostale, che soltanto i predicatori pentecostali, soltanto il messaggio pentecostale hanno la pienezza dello Spirito Santo e che quanti precedentemente hanno testimoniato di Cristo con la parola e con la vita, hanno realizzato un’esperienza inferiore?

Possiamo affermare che uomini come Finney, Fox, Penn, Moody, (per citarne solo alcuni e forse neanche fra i più rappresentativi) saranno riconosciuti da noi pieni di Spirito soltanto dopo che avremo accertato che ognuno di loro ha realmente parlato in lingue straniere?

Siamo proprio certi che i passi biblici invocati pongano in maniera assoluta un’ipoteca alla sovranità di Dio?

Essi non ci lasciano invece uno spazio per comprendere e credere che Egli riserva a se stesso l’autorità per operare con diversità di metodi e quindi ottenere varietà di manifestazioni?

Con questa serie di interrogativi, come si può notare, non si vuole contestare l’esperienza del movimento pentecostale, ma semplicemente il dogmatismo del suo credo, messo in relazione, soprattutto, all’esperienza di altri movimenti e a quello di eroici uomini del passato.

Dobbiamo ammettere che alcune ipotesi ed alcune osservazioni hanno indubbia validità, perché non possiamo certamente rifiutare o contestare la testimonianza della storia del cristianesimo che ci propone non soltanto l’esempio di uomini e movimenti, ma anche e soprattutto l’evidenza di un filone carismatico che nel corso dei secoli ha mantenuto l’evidenza del soprannaturale in mezzo al popolo di Dio, pur non esprimendosi sempre in modo assoluto mediante il fenomeno della glossolalia.

Non posso e non voglio raccogliere osservazioni, come quelle di certi critici italiani e stranieri che troppo evidentemente mostrano la loro aspra posizione preconcetta, ma non posso neanche far cadere osservazioni che invece dimostrano chiaramente il proposito di approfondire e chiarire un problema appassionante.

Voglio quindi subito precisare che riconosco incondizionatamente il valore del ministerio di quei servi di Dio che hanno esercitato il loro servizio nella potenza dello Spirito.

Ci sono nomi che incutono un grande rispetto e testimonianze di servizio che ci sovrastano, e credo che tutti dobbiamo guardarci dal compiere raffronti più che irriverenti, addirittura ridicoli.

Voglio aggiungere che non credo che il battesimo nello Spirito possa essere considerato retaggio esclusivo del movimento pentecostale, benché proprio questo movimento abbia cercato, ottenuto e valorizzato in un periodo storico che ne aveva oscurato la realtà teologica, quanto quella esperimentale.

Nel succedersi delle epoche la promessa divina ha sempre conservato validità ed attualità e, come già detto in precedenza, il vero popolo di Dio è stato sempre il popolo del miracolo.

Posso aggiungere che forse storici e biografi non si sono sempre impegnati intorno a quegli aspetti della vita cristiana ritenuti marginali e quindi, soltanto in alcuni casi, sono entrati nel merito delle manifestazioni sensibili alla vita carismatica.

Questa circostanza ci autorizza a congetturare che la "glossolalia" non ha potuto sempre trovare un posto fra i tanti particolari storici ricordati dalle testimonianze giunte fino a noi, ma anche qui si può formulare un’ipotesi e pensare che le "lingue" abbiano avuto una presenza molto più consistente di quella ricordata dai vari testi.

Comunque una considerazione veramente serena delle tesi opposte permette di affermare che molti punti che sembrano divergenti possono invece essere considerati convergenti e finiscono anzi per indurci ad evitare un troppo rigido dogmatismo od una prolungata e sterile polemica.

Cerco di riepilogare questi punti:

La glossolalia, dono dello Spirito, si manifesta chiaramente quale effetto del battesimo pentecostale, in Gerusalemme, in Cesarea, in Efeso.

Ancora in Gerusalemme, a Damasco (Fatti cap. 4, 8, 9) la pienezza dello Spirito è sempre accompagnata da una manifestazione carismatica assolutamente sensibile.

Queste manifestazioni sensibili possono anche includere la glossolalia, ma mancando una precisazione esplicita nei testi, possono anche aver avuto la glossolalia, ma assieme ad altri segni carismatici come sembra affermare il miracolo di Efeso (Fatti 19).

Le varie descrizioni del libro dei Fatti non vogliono definire una dottrina, ma descrivere un’esperienza che per tutti è stata sostanzialmente identica.


Mi sembra che anche dopo aver dato spazio alle tesi opposte, rimanga valida quella del movimento pentecostale che sottolinea quelle dichiarazioni della Scrittura che evidenziano la relazione fra "battesimo" e "glossolalia".

D’altronde questa tesi si armonizza con la testimonianza resa nel tempo da tutti i credenti di questo movimento e che non può certo essere invalidata per ragioni polemiche, e s’armonizza anche con l’invocato principio della "Sovranità di Dio" che ha voluto operare esattamente nei modi chiariti tanto dal "credo" quanto dalla testimonianza pentecostale.

Le caratteristiche dei movimenti di risveglio si sono sempre differenziate, ma tutte hanno avuto il segno evidente della benedizione di Dio che, nel Suo piano di amore e di sapienza, ha rivelato i Suoi intendimenti in ragione di circostanze e di propositi che non sempre sono o sono stati accessibili alla nostra ragione.

Egli è rimasto sempre il Signore e, proprio nell’esercizio della Sua sovranità, ha attuato i Suoi programmi in relazione a quelle esigenze che noi non sappiamo sempre penetrare, ma che Egli conosce ed affronta con sapienza.

2. Conclusione

Forse a questo punto sono debitore di una conclusione, ma devo darne necessariamente due:

1. La mia esperienza personale, che si unisce a quella dei miei fratelli pentecostali e che ha quindi un fondamento storico, mi induce ad interpretare la Scrittura nel senso del credo del movimento:

"Credo al battesimo nello Spirito Santo come ad una esperienza indipendente a quella della salvezza, e che si manifesta nel credente con il "dono delle lingue" come ai giorni della Pentecoste".

Questa dichiarazione teologica non soltanto non vuole essere affermazione di priorità nei confronti di altri movimenti di risveglio o di revivalisti di qualsiasi epoca o luogo, ma non vuole neanche contestare la validità di esperienze spirituali che hanno conferita autentica potenza per testimoniare di Cristo e per conquistare i perduti alla croce del Calvario.

2. Dio opera sempre con coerenza e in perfetta armonia con la Sua Parola, ma dobbiamo sinceramente ed umilmente confessare che troppo spesso la luce da noi posseduta ci autorizza a pronunciarci con riserva e solo entro i limiti di quella rivelazione relativa che abbiamo mentre vogliamo proclamare l’assoluto…ed essere assolutisti.

Le ultime parole:

Ringrazio Dio che ho ricevuto ed ho questo dono di parlare in lingue (1 Cor.14:18), ma ringrazio Dio per ogni opera compiuta in ogni uomo e attraverso ogni uomo.

Ringrazio Dio per i movimenti e per i servitori che hanno mantenuta accesa la luce della verità nel corso dei secoli, che hanno posseduto e che sono stati posseduti dallo Spirito Santo e che hanno predicato agli altri quello che loro avevano udito ed esperimentato ripetendo da un secolo all’altro: «Ravvedetevi…siate battezzati…ricevete il dono dello Spirito Santo…perché a voi, anche a voi, è fatta la promessa».

Forse le conclusioni lasciano insoddisfatti più di un lettore; in polemica non si accettano tesi conciliative o ipotesi d’incontro, ma io, pur nel confermare il mio credo, ho desiderato soltanto proporre temi di meditazione per raggiungere uno scopo che può apparire modesto, ma è certamente cristiano, avere sempre più luce nella Scrittura, sempre più chiarezza nei programmi divini.

Credo che intorno ad un punto possiamo tutti concordare e cioè quello che ci chiarisce che ogni cristiano deve essere "pieno" di Spirito Santo ed essere pieni di Spirito Santo significa raggiungere sempre un livello di soprannaturalità che non può avere quell’esuberanza carismatica che è necessaria all’edificazione della chiesa.

Le "lingue" nel battesimo od il battesimo con l’evidenza delle "lingue" non vuole affermare un principio che è fine a se stesso, come purtroppo pensano oggi molti "neo-carismatici" e non soltanto essi, ma è un’esperienza molto più elevata di una semplice eccitazione o di una superficiale emozione perché è evidenza o manifestazione sensibile di una potenza che qualifica il credente a rendere testimonianza a Colui per il quale sono dati tutti i doni alla chiesa: Gesù Cristo, nostro Signore benedetto in eterno!





Collegamento allo studio originale sul sito dal sito della Chiesa di Roma alla pagina interna raggiungibile al link seguente Persecuzione in Italia - di Roberto Bracco-pdf


RIASSUMENDO:

È giusto riconoscere che, specialmente su quei punti ove sono state formulate delle ipotesi, possano essere contrapposte altre ipotesi, come è giusto accettare che a conclusioni esegetiche o storiche possano essere confrontate altre conclusioni.

Un'importante considerazione potrebbe essere la seguente: È certo che l’esperienza storica del movimento pentecostale possa essere presa come termine di misura per la definizione del problema della glossolalia quale segno distintivo del battesimo nello Spirito?

La storia del cristianesimo ci offre la visione di una ricca, e forse ininterrotta serie di movimenti di risveglio, e non sempre la glossolalia è stato il segno unico e indispensabile del battesimo nello Spirito Santo.

Possiamo rifiutare le dichiarazioni di uomini come Finney, Fox, Penn, Moody, ignorare la loro testimonianza, sconfessare il loro servizio e dire che soltanto i predicatori pentecostali hanno la pienezza dello Spirito Santo?

Siamo proprio certi che i passi biblici invocati pongano in maniera assoluta un’ipoteca alla sovranità di Dio?

Con questa serie di interrogativi, come si può notare, non si vuole contestare l’esperienza del movimento pentecostale, ma semplicemente il dogmatismo del suo credo, messo in relazione, soprattutto, all’esperienza di altri movimenti e a quello di eroici uomini del passato.

Si potrebbe, quindi, congetturare che la "glossolalia" non abbia potuto sempre trovare un posto fra i tanti particolari storici ricordati dalle testimonianze giunte fino a noi e anche pensare che le "lingue" abbiano avuto una presenza molto più consistente di quella ricordata dai vari testi.

Sembra che anche dopo aver dato spazio alle tesi opposte, rimanga valida quella del movimento pentecostale che sottolinea quelle dichiarazioni della Scrittura che evidenziano la relazione fra "battesimo" e "glossolalia".

Conclusioni:

1. La mia esperienza personale, che si unisce a quella dei miei fratelli pentecostali e che ha quindi un fondamento storico, mi induce ad interpretare la Scrittura nel senso del credo del movimento.

2. Dio opera sempre con coerenza e in perfetta armonia con la Sua Parola, ma dobbiamo sinceramente ed umilmente confessare che troppo spesso la luce da noi posseduta ci autorizza a pronunciarci con riserva e solo entro i limiti di quella rivelazione relativa che abbiamo mentre vogliamo proclamare l’assoluto…ed essere assolutisti.